Dialogue 2
Esporre in uno spazio cosi prestigioso ed unico,come il parco della Gherardesca, ha di certo rappresentato delle sfide , tra le quali come presentare qualcosa che potesse competere con i grandi spazi del giardino e al tempo stesso costituire un elemento visivo di contrasto e di impatto per lo spettatore.
La scelta è ricaduta su un’opera dal titolo “Monument to mankind”che avevo esposto l’anno prima nella piazza del Duomo di Pietrasanta(Lu) e che ha una certa continuità con la serie di sculture “Things”, su cui ho concentrato il mio lavoro negli ultimi anni. L’idea che sta alla base del progetto è quella di rappresentare la società contemporanea, materialista e consumista, attraverso materiali trovati, oggetti quotidiani che normalmente usiamo e scartiamo. Questo è il materiale tangibile risultante dal nostro stile di vita e che proprio in quanto scarto dell’attività umana, assume una valenza simbolica e si carica di significati. “Monument to mankind” rappresenta un uomo seduto su un trono decadente fatto di spazzatura, riferimento all’avidità dell’uomo nell’ accumulare ricchezze e beni per elevarsi nella scala sociale .
Il monumento, quale elemento di celebrazione delle virtù umane o di eroiche gesta, viene riletto in negativo e riportato alla contemporaneità. La figura è ormai svuotata della sua fierezza ed appare abbandonata ad un destino tragico, facendoci riflettere sulle contraddizioni e i paradossi della società odierna, individualista e materialista, artefice e vittima al tempo stesso di un esistenza satura di cose futili e sempre più svuotata a livello interiore e spirituale.
In “relics of consumerism” la forma umana rimane solo come frammento, come parte di un tutto, di una massa in trasformazione, caotica e imprevedibile. L’opera sembra suggerire che c’è una connessione imprescindibile che lega qualsiasi elemento fisico sulla terra,un’ unica materia in continuo divenire che da forma ad ogni cosa e ad ogni essere vivente, basti pensare agli oggetti di plastica, derivati dalla lavorazione del petrolio, che a sua volta deriva dalla trasformazione di materiale biologico in decomposizione.
Se il binomio capitalismo- consumismo è diventato quasi una sorta di credo religioso a cui le persone aderiscono impotenti , queste sculture sono allora dei feticci contemporanei, vere e proprie reliquie di questa religiosità per la quale l’oggetto diventa status-symbol e soggetto venerato.
Infine,per quanto riguarda la terza opera esposta,”Untitled” , essa ha trovato la giusta collocazione nel giardino all’italiana, visto il chiaro riferimento alla scultura classica. Alla purezza e la preziosità del marmo si è sostituita una pelle quasi baroccheggiante di oggetti e materiali eterogenei, che danno l’impressione di disgregazione e di precarietà nel tentativo di ricostruire una forma armoniosa che celebri la perfezione e la bellezza.
Guarda la gallery su Repubblica
–
Exhibiting in such a unique and prestigious place, such as the Gherardesca Park, certainly brought about certain challenges, among which being how to present something that could compete with the large open spaces of its garden and constitute a visual element that could create contrast and simultaneously impact the viewing public. The final choice came down to a piece entitled “Monument to mankind” which I had exhibited the previous year in piazza del Duomo in Pietrasanta (Lu) and which has a certain continuity with the series of sculptures “Things”, which I have centred my work around in recent years. The underlying idea of this project is to represent modern-day society, in all its materialism and consumerism, by using recovered materials, such as everyday objects which are normally used and then discarded. This tangible material is the direct result of our lifestyle and, precisely because it is scrap material resulting from human activity, it acquires a symbolic value which is ripe with meaning. “Monument to mankind” depicts a man sitting on a decadent throne made up of trash, in reference to the way man greedily accumulates riches and wealth in order to climb the social ladder. The monument, which is an element used to celebrate human virtue and heroic acts, is reinterpreted negatively and brought forward to modern times. The figure has by now been relieved of its pride and appears to have been abandoned to a tragic destiny, making us think carefully about the contradictions and paradoxes of modern-day society, individualist and materialist, the culprit and simultaneous victim of an existence full of useless things whilst also growing ever emptier at an internal and spiritual level.
In “relics of consumerism” the human form remains as merely a fragment, as part of a whole, of a mass in transformation, chaotic and unpredictable. The piece seems to suggest to an inescapable connection that ties any given physical element to the ground, a unique form of matter that grows continuously and gives form to every living thing and being. Think only of plastic objects, originating from the refining of petroleum, which in turn derives from the transformation of decomposing biological material.
If the combination capitalism-consumerism has become almost a sort of religious creed which people helplessly adhere to, these sculptures are none other than contemporary idols, real and authentic relics of this religiousness which has led to objects becoming status-symbols and subjects of veneration. In conclusion, the third exhibited piece, “Untitled”, has found its place in the Italian garden, given the clear reference to classical sculpture. The pure and precious quality of marble has been replaced by an almost baroque skin of miscellaneous objects and materials, which give the impression of disintegration and precariousness whilst attempting to reconstruct a harmonious form that celebrates perfection and beauty.