ENEL energiaincircolo
dal 20 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022
Bologna
“Le sculture che andrò a realizzare per ENEL energiaincircolo, prendono come punto di partenza la serie di opere intitolate “Things”; progetto nato con l’intenzione di utilizzare come materia prima i prodotti di scarto della cittadinanza direttamente reperiti dalle piattaforme ecologiche oppure trovati dall’artista. In questa materia, resa duttile e malleabile attraverso un processo di assemblaggio ad incastro, possiamo trovare una moltitudine di oggetti, soprammobili, giocattoli, dispositivi e spazzatura tecnologica in generale. Lo sviluppo nella tecnologia di lavorazione dei derivati dei combustibili fossili unitamente al diffondersi a livello globale del modello consumista hanno determinato nella storia recente un incremento vertiginoso della produzione di beni di consumo di massa e di breve durata e una predilezione per le materie plastiche non biodegradabili.
Oggi i volumi di beni prodotti ogni giorno vanno ad incrementare ciò che è stata definita la Tecnosfera, l’insieme dei prodotti umani che ricoprono il pianeta e costituiscono una delle forme di inquinamento peggiori a cui l’umanità dovrà porre rimedio. Pensiamo per esempio alle micro-plastiche. Tutti i materiali di scarto qualunque essi siano andranno a confluire nel suolo, nell’acqua, nell’atmosfera o assorbiti dalle forme di vita dal momento che nessuna materia può essere distrutta ma solo trasformata. Le plastiche derivano dal petrolio che a sua volta deriva dalla sedimentazione di materiale organico. Questa serie di opere vuole farci riflettere su tale trasformazione che interessa l’uomo attraverso l’insinuarsi di elementi dannosi che modificano la nostra esistenza non solo a livello biologico ma anche socio-culturale e psicologico (definibile come inquinamento mentale).
In una società fondata sull’avere più che l’essere e afflitta da una sorta di bulimia di beni di consumo, gli oggetti, persa la loro funzione puramente utilitaristica, prendono parte al processo di auto-identificazione (status-symbol) e diventano uno specchio della società stessa, con i suoi gusti, abitudini e le sue patologie: la voracità, l’opulenza, la superficialità, il materialismo, la distruzione dell’ambiente.
Come un confuso mosaico tridimensionale le opere sono concepite per essere un ritratto antropologico della società in cui ogni ogni tassello descrive un prodotto della nostra attività, tecno-fossili, resti dall’obsolescenza programmata, appena prodotti ma già superati, desueti, non più appetibili o alla moda, in un sistema coercitivo e standardizzato fatto di produzione, commercio e consumo.
Parimenti ad altre problematiche anche il problema dello smaltimento sembra non interessarci più dal momento che, nella quotidianità, una volta tolti i rifiuti dalla nostra vista essi sembrano smettere di esistere. Nell’intento di questo progetto c’è la volontà di rendere di nuovo visibili questi materiali portandoli in un contesto museale in quanto luogo dove contemplare i prodotti della nostra cultura.
L’estetica delle sculture determinata dalla moltitudine di elementi e dai colori pop riflette un contesto dominato dall’invasività mediatica e dal bombardamento visito della pubblicità dove la complessità, la precarietà e la frammentazione rendono difficile ridefinire la propria dimensione.
L’utilizzo della figurazione e il rimando alla statuaria classica rimandano alla volontà di ricostruzione di una forma compiuta e unitaria ma anche ironicamente celebrativa, non come ricerca del bello ma come formazione di una realtà organica dotata di senso, apparentemente armonica, che riflette la speranza di una rinascita dalle rovine del presente.
Oltre alle tematiche ambientali le opere rappresenteranno, attraverso la loro gestualità, situazioni quotidiane di incontro, di accoglienza, prese nell’atteggiamento di dare, ricevere, accogliere, salutare. Questo per porre l’ accento oltre che sul recupero del materiale quale fonte di energia, sulla circolarità dell’energia umana che prende vita attraverso le relazioni, gli scambi, gli incontri, soprattutto in un momento storico in cui questo aspetto ci viene negato.
Le due sculture destinate all’esterno riprendono invece per tecnica e significato le opere “Bagnanti contaminate” realizzate l’anno scorso per QCTerme, contestualmente alla trasformazione delle politiche riguardanti l’utilizzo delle plastiche nei loro centri termali.
L’acqua quale elemento indispensabile per la vita e in cui è nata la vita viene da sempre associata all’idea di purezza e di benessere. Ma alla luce dei cambiamenti climatici e delle crescenti problematiche ambientali è anche una preziosa risorsa da salvaguardare visto che è un recettore di tutta usa serie di sostanze e materie inquinanti che ne minano la purezza.
Una di queste materie è la plastica e in particolar modo i contenitori di liquidi che sono tutt’oggi molto utilizzate per il trasporto dell’acqua stessa. L’opera nasce dall’idea di mettere in relazione questo elemento con il corpo umano, che è anch’esso contenitore, un involucro vuoto che solo attraverso l’acqua può esistere e prendere forma. La purezza della forma e la trasparenza sono tuttavia minate da elementi estranei che ne viziano la sostanza dando la sensazione di una preziosità guastata. Involucri, bicchieri e frammenti creano un micro-mondo cristallizzato all’interno della resina, riflettendo l’ambiente acquatico contaminato.
Le due figure rappresenteranno un uomo su di un alto basamento, intento a chinarsi ed offrire la mano all’altra figura o al pubblico, quasi invitandolo a salire sul basamento stesso.
La seconda rappresenterà una bambina che solleva le mani in alto per mostrare qualcosa allo spettatore, ma in realtà come per le opere in interno, nella mani non ci saranno oggetti, ad evidenziare la natura immateriale di ciò che si vuole rappresentare, il gesto di donare, lo scambio, la ricerca del contatto umano, l’altruismo, l’ospitalità etc.”
Dario Tironi
Scarica il catalogo
Vai alla pagina dell’evento
Leggi su culturaliart.com