Anatomie di consumo

La Simon Bart Gallery inaugura la sua nuova sede di Bologna. La galleria, già presente in Sardegna, a Porto Cervo e Poltu Quatu, approda nella storica città d’Arte, contribuendo al suo fitto dialogo culturale con nuove proposte artistiche, indicative di una personale ricerca che affonda le sue radici nel figurativismo di cui esplora tutte le sue declinazioni estetiche ed artistiche. Simon Bart intende presentare interessanti ed innovative tecniche di scrittura, capaci di implodere nei tradizionali sistemi di rappresentazione per veicolare immagini e messaggi della società contemporanea. Anatomie di Consumo di Dario Tironi è la mostra che avvia il programma di eventi della nuova sede. L’artista, già presentato in città nel maggio dello scorso anno con la mostra Figure Futuribili, presso la Collezione delle Cere Anatomiche Luigi Cattaneo, torna a riflettere, con scettica e analitica ironia, sulla società dei consumi, sul ciclo di produzione – accumulazione – smaltimento degli oggetti d’uso che nella pratica artistica si fanno sistema linguistico e portatori di nuovi significati. La mostra al Museo Cattaneo è stata il prologo di un complesso discorso sull’identità che Tironi prova a dispiegare in questa nuova occasione di dialogo. Il progetto espositivo comprende sculture, installazioni ed opere bidimensionali spesso accomunate dal costante rimando alla tradizione figurativa classica, sottolineando le radici della produzione artistica occidentale ma, allo stesso tempo, anche la completa amnesia nei riguardi degli antichi valori estetici e culturali tipica della nostra era. Nelle sculture di Tironi l’oggetto di recupero assolve il compito di simbolo della frammentazione e quindi della sparizione di una identità culturale che si fa globale. Le anatomie sono, dunque, delle straordinarie opere inglobanti che rimandano al corpo collettivo ormai sottomesso all’ansia e alla bulimia di possesso e a quelle aspettative sociali che si concretizzano negli oggetti d’uso freneticamente sostituiti dalle leggi di Mercato. Rifiniscono l’esposizione alcuni lavori su vetro e plexiglass, come la rivisitazione del Giudizio Universale michelangiolesco in chiave manga, che indicano l’eccessivo stimolo visivo a cui siamo sottoposti quotidianamente e attraverso cui dobbiamo districarci per arrivare alla verità, “un velo di Maya” fatto di loghi pubblicitari ed immagini evanescenti. Conclude la mostra un’installazione che riferisce la doppia natura del genio umano, quella capace di creare anatomie di eterna bellezza ma anche anatomie di oggetti fatali, come la bomba nucleare “Little Boy”, usata nel secondo conflitto mondiale e sganciata su Hiroshima provocando uno dei disastri più feroci nella storia dell’umanità.

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Anatomie di consumo,  2019,  Simonbart Gallery, Bologna